La sensazione è quella di essere su un treno velocissimo
che sta per prendere una curva a gomito: il mezzo non rallenta e la curva è sempre più vicina. Trattengo il fiato, mentre il corpo s’irrigidisce dalla paura.
Però, dopo un attimo di spavento, c’è un’altra parte di me che si mobilita, osserva bene la situazione e si prepara all’impatto. Decido di diventare morbida e di assecondare la curva con precisione, in modo che la deviazione improvvisa sia più dolce. La curva spaventosa arriva, ma il treno rimane sui binari. L’evento porta a un lungo momento di capovolgimento, ma non è nulla di terribile, è piuttosto qualcosa di nuovo e un po’ strano. Il treno continua la sua corsa, io sono ancora viva, non so come, e mi accorgo che sto bene.
Ancora un’altra immagine: i primi giri in collina sul sedile posteriore di una Vespa, abbracciata al mio compagno. La strada è piena di curve: all’inizio ho paura e mi irrigidisco, ma subito imparo che la curva va assecondata e seguita con il corpo, stringendosi a chi guida e fidandosi di quell’attimo di diverso equilibrio e visuale.
Ho tirato fuori queste due immagini, la prima da un vecchio sogno e la seconda dalla mia memoria, perché mi aiutano a descrivere il sentire di queste ultime settimane.
Il cambiamento di direzione, specie quando è brusco, non può essere preso di petto, non può essere contrastato con la rigidità della forza che si oppone.
Occorre invece un movimento docile e una mente vigile e agile che lo comanda. Questo tipo di mente-corpo sarà sempre più necessaria per affrontare le difficoltà vecchie e nuove che la vita ci pone davanti.
Dopo anni di meditazione quotidiana so bene che la mia mente è lontanissima da tutto questo, ma posso ricordarmi di sintonizzarla in modo diverso, come se fosse un’antenna. Tra le tante frequenze che mi abitano, posso ritrovare quella più alta, che nessuno può imprigionare o limitare.
Posso recuperare quell’attimo di abbandono e di fiducia prima della curva, e con un gesto interiore dolce e preciso sintonizzare di nuovo l’antenna verso l’alto. E l’impatto degli eventi sarà diverso.
Oltre le nubi, oltre il senso di oppressione, le nostre antenne sono fatte per essere alzate.
A ogni respiro posso ricordarmi di sintonizzarmi sulle frequenze della Vita e dello Spirito, sostare per un po’ nel vuoto dell’altezza siderale, e da lì ascoltare, pensare e pregare.
Allora la prossima curva diventa meno spaventosa, e il viaggio della vita procede, ed io con lui.